Viaggiare da Soli: Come Superare la Paura dell'Ignoto e Trovare Te Stesso
Cosa significa viaggiare soli? Step out of your comfort zone. In italiano, uscire dalla tua zona di comfort. Ciò che dovremmo tenere a mente ogni volta che ci accodiamo troppo nelle routine quotidiane. Spesso rimaniamo ancorati alle stesse abitudini, ripetendo le stesse azioni, trasformandoci in automi che meccanicamente ripetono gesti, perpetrano schemi di pensiero, ricadono nei medesimi loop.
Non importa che lavoro fai, che persone frequenti, se sei molto o poco impegnato. Per forza di cose abbiamo l’esigenza di cambiare. Metterci alla prova. Ricominciare. Viaggiare soli può rappresentare una risposta a ogni tuo dubbio.
Per questo, arrivato a un punto stagnante della mia vita, mi sono detto: parto, destinazione sud-est-asiatico. Nessuna meta, ne obiettivi o riferimenti. Solo uno zaino, la mia attrezzatura fotografica e la voglia di inserirmi nel tessuto sociale locale. Conoscere realtà, persone, costumi e intessere relazioni che durano nel tempo.
UN VIAGGIO PUÒ CAMBIARTI?
Dipende. Di per sé non è mai il viaggio a cambiarti, ma l’esperienza. Chiudersi in una struttura e vivere solo a contatto con le organizzazioni turistiche, non è differente da quello che potresti vivere a casa tua. Di certo non intendo questo quando parlo di viaggiare soli.
Il cambiamento lo si ha nel momento in cui metti in discussione te stesso. Sei timido? Allora è il momento di aprirti al mondo. Non è una scelta, ma una necessità. Hai paura di ciò che non conosci? Bene è ora di iniziare ad esplorare. Non dipende dalla tua volontà. Entrato nella pista da ballo, devi iniziare a danzare, che tu ne sia capace o meno.
COSA PUÒ DARTI UN VIAGGIO CHE IL TUO QUOTIDIANO NON PUÒ DARTI?
L’ignoto. Se è vero che nulla è certo o garantito, è altrettanto vero che nella tua realtà conosci già quello che farai, chi frequenterai, le reazioni a determinate azioni, gli atteggiamenti di chi ti circonda, dove andare a bere il caffè. Quando entri in una realtà non conosciuta, allora tutto acquisisce un fascino nuovo.
Proprio perché non lo conosci. Tutto è diverso, almeno in apparenza. Tutto deve ancora rivelarsi. Per questo ne subisci il fascino. Anche nel delirio del traffico di Bangkok, puoi scorgere dei barlumi di poesia; ma anche a questo col tempo ci si fa l’abitudine 😄
CHE FINE HA FATTO IL TEMPO?
Il tempo cessa di esistere. Le lancette sono un’invenzione umana. Se durante il viaggio tutto sembra scorrere alla velocità della luce, nel momento in cui rientri, nulla è cambiato, eccetto te. Anche nei ritmi più lenti, inusuali per la tua pratica quotidiana, tutto scorrerà più velocemente.
Perché? La ragione è semplice. Assapori la libertà. Non importa come ti senti a casa tua. Ora hai perso ogni riferimento. Dunque l’estrema insicurezza ti dona l’irresponsabilità che le certezze non possono darti. Sei costantemente alla ricerca di affermare le tue certezze. Questo ti fa scordare la cosa più importante, cioè che l’insistere sul controllo, ti intrappola nella tua gabbia dorata.
SEI DAVVERO SOLO LUNGO IL VIAGGIO?
Due lettere: no! Non ho mai trascorso una giornata in piena solitudine. Momenti, ore, ma mai un giorno intero. Anche se lo avessi voluto, sarebbe stato difficile. Si creano contatti, relazioni. Spesso profonde, altre superficiali. Comunque più intense di quelle che potresti vivere nel tuo contesto abituale. Intorno a te si crea un’aura magnetica che attira persone, situazioni, esperienze. Tutto ad un tratto non hai più bisogno di pianificare le giornate. Tutto avverrà momento per momento.
Quello che vivrai sarà amplificato dall’incertezza di ciò che potrebbe succedere nel momento successivo. Il sapore della libertà porta con se la gravità dell’insicurezza. Solo che ora vivrai questa insicurezza come una benedizione. Nella non pianificazione altre persone, o eventi, struttureranno le giornate al posto tuo. Riacquisirai il sapore di vivere attraverso le sensazioni, e non con la testa. Non puoi mai avere il controllo di quello che ti circonda, ma in questo caso ne godrai appieno.
PERCHÈ NON FARLO?
Perché ci hanno abituati alla paura. La società, le convenzioni, e spesso anche le persone a noi più vicine, ci inculcano il timore dell’ignoto e del fallimento. Viviamo in un mondo dove il consenso esterno è diventato una sorta di valuta emotiva. Prima di intraprendere qualsiasi azione significativa, sentiamo il bisogno di ottenere l’approvazione di famiglia, amici e conoscenti. È come se, senza il loro benestare, ogni nostra decisione perdesse di valore e validità.
Dire “che bello lo farei anch’io se” è diventato un riflesso automatico, un modo per giustificare la nostra immobilità. È una frase che suona bene, che non impegna, e che ci protegge dal rischio di sbagliare. Tuttavia, questa sicurezza è un’illusione. La vera audacia non sta nel pronunciare parole di desiderio, ma nel tradurle in azione, senza cercare conferme o garanzie.
Non c’è nulla di straordinario in un viaggio da soli, almeno non nel senso comune del termine. È un’esperienza che molti hanno vissuto e che è alla portata di chiunque lo desideri davvero. Ma l’atto di partire, di seguire quella voce interiore che ci chiama, è ciò che lo rende speciale. È il coraggio di ascoltare se stessi, di riconoscere i propri desideri e di agire di conseguenza, senza lasciarsi bloccare dal bisogno di approvazione.