Filippine tra Lusso e Sopravvivenza: un Racconto Oltre gli Stereotipi

Cosa non ti dicono sul Paese del sorriso: disuguaglianza estrema, resilienza e speranza tra i due mondi delle Filippine

Le Filippine sono un arcipelago di oltre 7.600 isole sparse nel cuore del Pacifico. Un Paese che, visto da fuori, sembra il ritratto del paradiso: spiagge bianche, acque cristalline, gente calorosa, un mix unico di tradizione, spiritualità e modernità.

Ma basta poco per rendersi conto che c'è un'altra realtà. Più dura. Più silenziosa. E troppo spesso ignorata.

In questo Paese convivono due mondi che sembrano non parlarsi: da un lato, l’élite dei super ricchi che vive in quartieri blindati, tra grattacieli, centri commerciali di lusso e scuole internazionali; dall’altro, milioni di persone che lottano ogni giorno per sopravvivere, spesso in condizioni al limite della dignità umana.

Ho passato gli ultimi mesi a vivere nelle Filippine, tra Iloilo e Manila, e quello che ho visto mi ha lasciato un segno profondo. Il mio nome è Giuliano Di Paolo, sono un travel creator, photographer e filmmaker, il cui scopo è quello di raccontarti il mondo sotto una prospettiva sincera e inusuale, per invitarti a riflettere, senza giudicare.

Ho camminato nei quartieri residenziali eleganti di Manila e, pochi minuti dopo, mi sono ritrovato in strade sterrate dove famiglie intere vivono in case di lamiera. Ho parlato con giovani di classe agiata e con bambini che sognano di finire le scuole, ma non possono permettersi nemmeno i libri.

Questo non è un articolo da leggere con leggerezza. È un invito ad aprire gli occhi su una realtà scomoda, ma necessaria.

Un viaggio tra i due estremi di un paese bellissimo e contraddittorio. Un racconto sincero, nato dall’esperienza sul campo, fatto di storie, riflessioni e numeri.

Perché capire la disuguaglianza – quella vera, quella che ti passa accanto ogni giorno – è il primo passo per iniziare a cambiare qualcosa.

Il Volto della Ricchezza: Dentro la Bolla dei Nuovi Ricchi Filippini

Quando pensiamo alle Filippine, il primo pensiero va spesso alla povertà. Baraccopoli, disoccupazione, migrazioni. Ma c’è un’altra realtà — molto meno raccontata — che vive all’opposto dello spettro: una nuova élite che naviga tra lusso, comfort e status.

Negli ultimi anni, il Paese ha visto nascere e consolidarsi una classe benestante sempre più solida.

Secondo il Philippine Institute for Development Studies, già nel 2018 si contavano 143.000 famiglie ricche.

E secondo stime ufficiose, oggi ci sarebbero almeno 340.000 milionari (in dollari americani).

Una cifra enorme per un Paese ancora in via di sviluppo, eppure… quasi invisibile se non sai dove guardare. Perché questa ricchezza vive in una bolla.

Una bolla fatta di grattacieli in vetro, rooftop bar, SUV lucidi, boutique di lusso, guardie armate e concierge 24/7.

Basta fare un giro a Makati o a Bonifacio Global City (BGC), nel cuore della capitale, per sentirsi improvvisamente a Singapore o Dubai.

Un caffè costa 5 euro. Una cena romantica può valere più dello stipendio mensile di un insegnante. E nel frattempo, a pochi chilometri di distanza, c’è chi mangia riso in bianco da tre giorni.

La dissonanza è potente. Eppure, per chi ci vive, è diventata normalità. Qui il lusso non è sfoggio, è quotidianità. Mandare i figli in scuole internazionali da oltre ₱500.000 all’anno (più di 8.000€), viaggiare spesso all’estero, possedere più proprietà immobiliari… è semplicemente lo standard.

Ho visto attici da 400 metri quadri con vista panoramica sulla baia, mentre a meno di 10 minuti di jeepney, famiglie numerose dividono una stanza di 10 metri con tetto in lamiera.

Non è solo una questione urbanistica. È una frattura esistenziale.

Due mondi che crescono uno accanto all’altro, ma non si toccano mai. Due bolle, due velocità, due linguaggi. E, il più delle volte, nessun ponte in mezzo.

E allora viene spontaneo chiederselo: Quanto è solida questa ricchezza? È destinata a diffondersi… o solo a rafforzarsi per pochi? È una ricchezza che costruisce connessioni, oppure che alza muri?

Domande scomode. Ma necessarie.

Perché non basta osservare il lusso. Bisogna anche capire chi resta fuori dalla festa.

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La Realtà della Povertà: Dentro l’altra metà delle Filippine

Basta allontanarsi di qualche isolato, o semplicemente svoltare l’angolo, per entrare in un altro mondo.

Un mondo che esiste da sempre, ma che in tanti scelgono di non vedere.

Baraccopoli. Tetti di lamiera bruciati dal sole. Bambini scalzi che corrono tra le pozzanghere, scambiando il fango in un parco giochi. Cucine di fortuna costruite con mattoni rotti e assi di legno recuperate chissà dove.

Questa non è una scena da reportage estremo. È il quotidiano di milioni di filippini. Secondo Index Mundi, circa il 21,6% della popolazione – oltre 22 milioni di persone – vive ancora sotto la soglia di povertà.

Non si parla di una minoranza marginale, ma di quasi una persona su quattro. E spesso, dietro questi numeri, ci sono storie che tolgono il fiato.

Ho camminato in quartieri dove ogni passo richiede rispetto. Dove non è la prudenza a guidarti, ma la sensibilità. Perché sei dentro vite delicate. Fragili. Resistenti.

E ogni sguardo che incroci ha dentro dignità, anche se intorno non ha quasi nulla.

Ho incontrato donne che si svegliano alle 4 del mattino per andare al mercato a vendere pesce. Uomini che trasportano sacchi di sabbia a spalla sotto il sole cocente. Ragazzini che lavorano nei vicoli, con un ambizione celata: finire la scuola un giorno.

Molti vivono con meno di ₱5.000 al mese, poco più di 80 euro. E con quella cifra devono fare tutto: mangiare, pagare l’affitto, mandare i figli a scuola, prendere il jeepney per andare al lavoro.

È il prezzo di una cena media in Europa. Qui, è il prezzo di un’intera sopravvivenza. E attenzione: non stiamo parlando di villaggi dimenticati nella giungla. Questa povertà vive dentro le città, proprio accanto ai grattacieli e ai centri commerciali.

È la povertà urbana, quella che convive con il lusso e lo guarda passare ogni giorno.

Questo è il vero paradosso: la povertà non è ai margini… è integrata nel tessuto urbano. Solo che è invisibile. Invisibile a chi ha imparato a non notarla.

E nonostante tutto, i bambini ridono. Giocano con nulla. Immaginano mondi interi con una bottiglia di vetro e una cannuccia di plastica. Ma dietro quei sorrisi, c’è un equilibrio sottilissimo.

Basta una malattia, un licenziamento, un tifone... e il sistema crolla. Eppure, se c’è una cosa che non manca in questi luoghi… è l’umanità. C’è un senso di collettività che nei quartieri ricchi spesso non si respira. C’è solidarietà, condivisione, una forza che nasce dal basso e tiene tutto insieme.

Forse è questo il paradosso più profondo: dove manca quasi tutto, si riscoprono cose che altrove sono scomparse. Come il senso di comunità. Il contatto umano. La semplicità autentica.

E allora, sì, possiamo parlare di povertà con i numeri. Ma sarebbe troppo facile. E troppo comodo.

Perché ogni volto ha una storia. E ogni storia merita di essere raccontata. Non per pietà. Ma per consapevolezza. Perché vedere è il primo passo per cambiare sguardo. E forse, anche direzione.

Perché esiste una disuguaglianza così estrema nelle Filippine?

Quando ti trovi davanti a due mondi che sembrano distanti anni luce, la domanda che ti viene spontanea è: perché? Perché nello stesso paese c’è chi vive nel lusso… e chi fatica a sopravvivere?

Le Filippine non sono semplicemente un paese povero. Sono un Paese profondamente diseguale.

Una nazione ricchissima di risorse, creatività, cultura e potenziale… ma incastrata in un sistema che troppo spesso premia chi è già in alto, e dimentica chi parte dal basso.

E no, non c’è una sola causa.

La disuguaglianza qui è un meccanismo complesso. Un nodo intrecciato di fattori economici, storici, culturali e geografici che si alimentano a vicenda. Le principali cause della disuguaglianza:

  • I disastri naturali: tifoni, terremoti, alluvioni. Ogni anno, eventi climatici estremi colpiscono soprattutto le fasce più deboli della popolazione. Chi ha poco… perde tutto. Chi ha molto, si assicura.

  • Un sistema scolastico a due velocità: c’è chi frequenta scuole internazionali in inglese con programmi avanzati e chi studia in baracche con banchi rotti e maestri sottopagati. E senza istruzione, salire è quasi impossibile.

  • Corruzione: da anni, rapporti internazionali indicano che buona parte delle risorse pubbliche finisce nelle mani sbagliate.

    Politici, imprenditori senza scrupoli, sistemi opachi. E chi paga? Sempre gli stessi.

  • Centralizzazione delle opportunità: la capitale, Manila, è il cuore pulsante dell’economia, dell’istruzione, delle connessioni.

Ma la maggior parte dei filippini vive fuori da Manila. E chi nasce lontano da lì… parte svantaggiato fin dal primo respiro. Ci sono bambini che crescono sapendo che non potranno mai diventare medici o avvocati. Non perché non abbiano talento. Ma perché mancano le connessioni. Manca l’accesso. Manca tutto il resto.

Alcuni dati che parlano chiaro

  • Il 10% più ricco detiene oltre il 40% della ricchezza nazionale.

  • Il 10% più povero ha accesso a meno del 2%.

  • Il coefficiente di Gini, che misura la disuguaglianza, è 0,43: un valore alto, che indica un forte squilibrio sociale.

  • Circa 1,83 milioni di famiglie (su circa 25 milioni totali) sono considerate “ultra-povere”, ovvero vivono con meno di 1,90 dollari al giorno (il minimo per sopravvivere, secondo gli standard internazionali).

Eppure, tutto questo resta spesso invisibile. Non lo vedi nei resort di Boracay. Non lo percepisci nei centri commerciali a sei piani. Non lo trovi nelle brochure turistiche patinate che parlano di “ospitalità, colore e sorrisi”.

Ma c’è un’altra verità. Più ruvida. Più scomoda. Ma necessaria da conoscere. Una verità che condiziona milioni di vite. Ogni singolo giorno.

Una verità che non si può ignorare se vogliamo capire davvero questo paese. Non solo ammirarlo da lontano, ma viverlo, ascoltarlo, rispettarlo.

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Verso un Futuro Migliore: La Speranza Che Resiste

Dopo tutto quello che abbiamo visto… c'è una cosa che resta. Ed è la speranza. Quella vera. Quella concreta. Quella che cresce, giorno dopo giorno, in silenzio.

Le Filippine non sono solo contrasti. Sono anche un contesto in profonda trasformazione. Un luogo dove, ogni giorno, milioni di persone fanno la loro parte. In modo silenzioso, spesso invisibile, ma potentemente autentico.

Nei villaggi più isolati ho incontrato volontari che insegnano ai bambini anche senza libri, senza banchi, senza stipendio. A Manila, ho conosciuto giovani che hanno scelto di non scappare all’estero, ma di restare per costruire — con startup sociali, progetti educativi, iniziative dal basso.

Nelle campagne, ho visto donne che per decenni erano state relegate ai margini… e che oggi gestiscono cooperative, producono reddito, e trasformano comunità intere.

Tutto questo non finisce nei telegiornali, non fa notizia. Ma accade. E fa la differenza. Essere ricchi, forse, non significa avere tutto. Ma avere abbastanza da poter restituire qualcosa.

Alcuni Segnali concreti di progresso

Anche i numeri raccontano una storia diversa, meno urlata ma incoraggiante:

  • L’Indice di Sviluppo Umano (HDI) è passato da 0,598 nel 1990 a 0,699 nel 2021.

    È ancora lontano dai livelli più alti, ma la direzione è quella giusta.

  • Il tasso di alfabetizzazione nazionale supera il 98%.

    Un dato impressionante, anche se resta il divario tra città e campagne.

  • Secondo la World Bank, tra il 2020 e il 2022, circa 2,3 milioni di persone sono riuscite a uscire dalla povertà estrema.

Un traguardo importante, soprattutto in un contesto post-pandemico. E quindi?

Non è facile cambiare le cose. Ma è possibile. E tutto parte da una cosa: la consapevolezza.

Vedere davvero la realtà. Raccontarla.

E poi, scegliere: se continuare a ignorare… o iniziare a far parte di qualcosa. Anche solo nel nostro piccolo. Perché tutti possiamo fare qualcosa.

A volte basta guardare il mondo con occhi nuovi.

E da lì, iniziare a camminare in un’altra direzione.

Grazie per aver letto fin qui.

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La conversazione, quella vera, comincia sempre dopo la lettura.

 

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