Wanderlust: Quella Voce Dentro di Te che Non Ti Fa Smettere di Viaggiare

Hai mai sentito quella voce che ti sussurra di lasciare tutto e partire? Quella voglia irresistibile di esplorare l'ignoto, di riempirti gli occhi di nuovi paesaggi, e di vivere esperienze che non avresti mai immaginato? Se stai leggendo queste righe, probabilmente sai esattamente di cosa sto parlando.

È una sensazione che ti accende dentro, come se ci fosse qualcosa che manca nella tua vita finché non sei in viaggio. Questa non è una semplice voglia di vacanza, è qualcosa di più profondo: è il wanderlust, quel desiderio irrefrenabile di scoprire il mondo e, in fondo, scoprire anche te stesso.

Sono Giuliano Di Paolo, content creator, fotografo e filmmaker. Ho mollato tutto per seguire quella voce e trasformare la mia passione in una carriera a tempo pieno. E oggi voglio raccontarti cosa significa davvero vivere con il wanderlust nel cuore e perché non riesco a smettere di viaggiare. Se anche tu senti quella voce, continua a leggere: questo articolo potrebbe essere l'ispirazione che stavi cercando.

Perché Non Riesco a Smettere di Viaggiare

Quella sensazione che ti prende all'improvviso, quando la tua mente inizia a vagare verso luoghi lontani, verso strade sconosciute, e senti un richiamo potente che non puoi ignorare. Se anche tu conosci questa voce, allora sai di cosa parlo. Lo chiamano wanderlust, ma per me è semplicemente la mia vera essenza.

Ogni volta che preparo uno zaino, ogni volta che prenoto un volo, mi sembra di rispondere a una parte di me che non vuole altro che esplorare, scoprire, crescere. Non è una fuga, non è un modo per sfuggire alla realtà: è una necessità, è la voglia di riempirmi gli occhi di immagini nuove, di sentire odori diversi, di incontrare persone con storie che non avrei mai potuto immaginare. Viaggiare mi fa sentire vivo.

Credo che questa voglia di esplorare faccia parte del nostro DNA, è come se fosse scritta dentro di noi. Quando leggo di studi scientifici che parlano di come il gene DRD4 possa influenzare la nostra tendenza a cercare nuove esperienze, mi rendo conto che probabilmente faccio parte di quel 20% che ha bisogno di costanti stimoli per sentirsi appagato.

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La Bellezza di Perdersi Lungo il Cammino

Ricordo la prima volta che sono stato in Giappone. Non sapevo cosa aspettarmi, ero solo con il mio zaino, la mia fotocamera e Google Maps. Ogni singolo passo era una scoperta. La mia curiosità mi ha portato a perdermi nei vicoli dietro l’incrocio di Shibuya, Tokyo, dove non c'erano turisti, solo piccole botteghe e odori di cibo che non riuscivo a identificare.

Lì ho capito che il vero viaggio non è solo la destinazione, ma è l'emozione di lasciarsi sorprendere. E più viaggio, più mi rendo conto che è proprio questo che cerco: quella scarica di dopamina, quella sensazione di essere immerso in qualcosa di nuovo, di essere fuori dalla mia comfort zone.

Il wanderlust non è sempre facile da spiegare, soprattutto a chi ama la routine, a chi trova pace nella stabilità. Per me, invece, la pace arriva solo quando sono in movimento, quando la mia mente si perde in nuovi orizzonti. Ogni volta che torno a casa dopo un viaggio, porto con me pezzi di mondi diversi, ma c'è sempre quella parte di me che non è mai pienamente soddisfatta.

Sento un'insofferenza, come se la vita quotidiana fosse in qualche modo limitante, troppo stretta... per questo nel 2018 ho mollato tutto, iniziato a viaggiare il mondo e trasformato la mia passione per foto e video in una carriera a tempo pieno. E forse è per questo che continuo a pianificare, a cercare nuovi posti da vedere, nuove esperienze da vivere.

L'Incontro che Mi Ha Fatto Riflettere

Una volta, mentre ero sulle spiagge di Guimaras, nelle Filippine, ho incontrato un ragazzo che viveva in una baracca di legno su una spiaggia sperduta. Lui non aveva mai lasciato quell'isola, eppure mi parlava della sua voglia di scoprire il mondo, degli amici che avevano lasciato quel posto per andare in città, a Iloilo o Manila, o addirittura in altri paesi.

In quel momento ho capito che il wanderlust non riguarda solo noi che viaggiamo, ma è un sentimento che può nascere in chiunque. È quella voglia di guardare oltre l'orizzonte, di chiedersi cosa ci sia oltre la linea del mare.

E poi c'è la scienza, che ci dice che viaggiare è benefico per il nostro cervello. Ogni viaggio stimola la nostra mente, la rende più elastica, più pronta ad adattarsi ai cambiamenti. Quando esploriamo nuovi ambienti, le connessioni fra i nostri neuroni aumentano, rendendoci più creativi, più capaci di risolvere problemi. Non è forse questa la più grande ricompensa? Siamo nati per scoprire, per evolverci, per spingerci sempre oltre.

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Quando il Wanderlust Diventa uno Stile di Vita

Per questo motivo, non riesco a smettere di viaggiare. Non importa quanto possa essere stancante, quante notti abbia passato insonne su un sedile scomodo di un autobus (come da Hanoi a Sapa in Vietnam), o quante volte mi sia trovato in situazioni difficili, spaesato in una stazione deserta o sotto la pioggia senza un riparo: il richiamo è sempre più forte.

È una voce interiore che non conosce compromessi, che mi sussurra in modo insistente e inarrestabile, invitandomi a lasciare il conosciuto per abbracciare l'incertezza dell'avventura. Quando senti quella voce, quella che ti spinge a preparare lo zaino e partire, non ignorarla. Ascoltala con attenzione, seguila senza esitazioni. Se io non l’avessi fatto, non avrei vissuto per oltre tre anni in Thailandia e visitato l’intero sud-est-asiatico solo per capire che non era mai abbastanza (ne parlo ampiamente nel mio libro “12 mesi per Cambiare Vita”)!

Perché forse – e parlo per esperienza –, scoprirai che è proprio lì, su una strada polverosa in mezzo al nulla, con il vento che ti scompiglia i capelli, o in una città straniera piena di luci e voci sconosciute, che riesci finalmente a capire chi sei davvero.

È nel trovarsi fuori dalla propria zona di comfort, in quell'attimo in cui tutto sembra così fragile e allo stesso tempo così meravigliosamente reale, che ciò che conta davvero viene a galla. Le piccole preoccupazioni quotidiane si dissolvono e rimane solo l'essenziale: tu, il tuo respiro, e il mondo che ti abbraccia con tutte le sue contraddizioni.

 

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