Cosa Studiare Oggi? Come Scegliere il Tuo Futuro Senza Seguire la Massa (Guida per Ribelli e Creativi)

Ci sono periodi nella nostra vita in cui ci sentiamo immobili. Smarriti.
Davanti a un bivio, o peggio ancora, in un labirinto di possibilità.

Scegliere cosa studiare è una di quelle decisioni che sembra dover definire tutto: chi sei, cosa farai, chi diventerai.
Eppure nessuno ci ha mai davvero insegnato come scegliere. Né la scuola, né il sistema, né chi ci è più vicino.
Abbiamo imparato ad adattarci, a seguire la strada più battuta, a fare “ciò che conviene”.
Ma è davvero questa la via?

Viviamo in un’epoca in cui le competenze cambiano più velocemente dei piani di studio, in cui le professioni nascono e muoiono nel giro di pochi anni (AI e robotica stanno per distruggere intere industrie), e in cui la creatività, l’intelligenza emotiva e la capacità di reinventarsi contano più di qualsiasi titolo.
E allora, cosa significa oggi fare una scelta giusta?

Mi chiamo Giuliano Di Paolo. Sono un content creator, filmmaker e imprenditore digitale.
Ma prima di tutto, sono una persona che ha deciso di cambiare rotta più volte nella vita (dalla musica, ai viaggi in Asia, fino a collaborare con aziende, in tutto il mondo, per campagne internazionali).

In questo articolo non troverai un test con quattro risposte multiple.
Troverai piuttosto una guida diversa: una riflessione profonda, alcune provocazioni, spunti pratici e visioni alternative per aiutarti a scegliere non solo cosa studiare, ma chi vuoi diventare.

 
 

Le domande sbagliate che ci insegnano a farci

La maggior parte di noi cresce credendo che scegliere cosa studiare sia una questione di logica:
“Quale corso mi garantisce uno stipendio sicuro?”, “Dove ci sono più sbocchi lavorativi?”, “Cosa mi conviene fare?”

Sono domande comprensibili, ma profondamente fuorvianti.
Perché partono da un presupposto errato: che la realtà del lavoro sia stabile, lineare e prevedibile.
Ma oggi il mondo non funziona più così.

Viviamo in una transizione storica: automazione, intelligenza artificiale, crisi ecologiche, nuove economie creative.
Il posto fisso è un'illusione. I mestieri più richiesti di domani, forse, ancora non esistono.
E in questo scenario, continuare a scegliere solo “ciò che conviene” è come decidere di costruire una casa… sulle sabbie mobili.

Quello che serve non è seguire la convenienza, ma coltivare il potenziale (se ti suona astratto, continua a leggere, perché man mano ti sarà sempre più chiaro).
In un mondo che cambia così in fretta, la vera sicurezza dunque non sta nella scelta “giusta”, ma nella tua capacità di adattarti, crescere, cambiare.
E questa capacità nasce da una sola cosa: fare scelte che ti somigliano.

La vera domanda da farsi allora non è: “Cosa mi farà guadagnare di più?”
Ma:

  • Cosa mi appassiona davvero?

  • Cosa riesco a fare anche senza essere pagato?

  • In che tipo di problemi amo perdermi per ore?

  • Quali sono le cose che mi fanno sentire vivo e utile al tempo stesso?

Le risposte non arriveranno subito (per me è stato così). Ma iniziare a farti le domande giuste può cambiarti la vita molto più di un piano ben calcolato.

 
 

Come capire davvero cosa ti interessa (e perché)

Capire cosa ti interessa davvero non è una folgorazione, ma un processo.
Non esiste una passione che “ti sceglie”. Esiste piuttosto qualcosa che inizia a chiamarti — spesso in modo silenzioso — quando inizia a fare cose, e lasci lo spazio necessario per sbagliare.

Il limite della nostra società (almeno per come la conoscevamo) è che ci viene insegnato a decidere in fretta, a incasellarci, a puntare tutto su un’idea prima ancora di averla sperimentata (quanto eri davvero consapevole nello scegliere il tuo percorso di studi?).
Ma il cervello si appassiona solo a ciò che comprende.
E comprendere richiede tempo, pratica, e un’esperienza diretta.

Se non sai cosa studiare, inizia a testare senza l’obbligo di scegliere.

Prova a:

  • seguire corsi introduttivi (anche gratuiti) su argomenti diversi

  • ascoltare podcast che ti incuriosiscono, anche se non sai perché

  • guardare chi lavora davvero in quell’ambito: cosa fa ogni giorno? Ti ispira o ti annoia?

  • leggere biografie, storie vere, case studies — non per copiare, ma per osservare le possibilità

Spesso, ciò che ci interessa non è solo un argomento, ma una modalità di pensare e creare.
C’è chi ama ragionare per immagini, chi per modelli, chi per emozioni.
C’è chi ama scrivere, chi costruire, chi tradurre idee complesse in forme semplici.

Una delle mie “scintille” arrivò nel 2017, durante il mio primo vero viaggio in Asia.
Ero in Thailandia, con un background da musicista e una passione crescente per i new media e lo storytelling.
In quei mesi, ispirato da creator come Sam Kolder o Peter McKinnon, ho intuito che documentare ciò che vedevo — attraverso video, parole, immagini — poteva non solo diventare una forma espressiva, ma anche un lavoro.
All’epoca non era ancora così comune pensare di “vivere viaggiando”, ma per me fu un punto di svolta.

Non cercare subito la “tua passione” come se fosse nascosta dietro un angolo.
Cerca le scintille. Quelle attività che, anche se faticose, ti danno energia. Quelle che, quando smetti, ti fanno dire: “Ma davvero è già passato tutto questo tempo?”

 

Lavora con le tue passioni

Svincolati da una professione ordinaria e trasforma le tue passioni creative in una fonte di guadagno — da casa o mentre viaggi per il mondo.

 

Le 5 competenze chiave per il futuro (secondo le fonti… e secondo me)

Ogni anno si pubblicano classifiche su “quali lavori cresceranno di più” o “quali competenze saranno più richieste”.
Ma una cosa che ho imparato negli anni è questa: il futuro premia chi sa imparare, non chi si ferma a una competenza statica.

Non è solo questione di hard skill. È la combinazione tra mente, creatività e capacità di reinventarsi a fare la differenza.

Ecco perché — oltre alle fonti autorevoli — voglio condividere con te le 5 competenze ibride che considero fondamentali per restare rilevanti nei prossimi 10 anni (e costruire un lavoro che abbia davvero senso per te).

Creatività applicata

La creatività non è un dono. È un muscolo che si allena.
Ed è ciò che ti permette di risolvere problemi, immaginare soluzioni, comunicare idee in modo originale.
In un’epoca in cui l’AI produce contenuti in pochi secondi, la differenza la farai tu — con il perché, il come e il senso dietro ciò che crei.

Esempio: Progettare una newsletter che unisca storytelling, visual minimal e call to action etiche, è un atto creativo ad altissimo impatto.

Pensiero critico e adattabilità

Secondo McKinsey, il pensiero critico è una delle skill più sottovalutate e allo stesso tempo più decisive nel mondo del lavoro del futuro.
Chi sa analizzare scenari complessi, prendere decisioni rapide, adattarsi al cambiamento… vince.
Non serve sapere tutto. Serve saper pensare meglio.

Esempio: Sospendere un progetto quando i dati non confermano l’idea iniziale e ripensarlo in chiave diversa, invece di insistere per ego.

Intelligenza emotiva e consapevolezza personale

Nel lavoro, nei team, nella vita: saper gestire sé stessi è diventato essenziale.
Chi comunica bene, ascolta, regola le emozioni, crea empatia — oggi vale oro.
L’epoca degli “esperti freddi” sta lasciando spazio a figure più umane, capaci di unire competenza e autenticità.

Esempio: Riconoscere quando stai procrastinando per insicurezza, e non per mancanza di tempo, è già un atto di intelligenza emotiva.

Comunicazione digitale

Non importa cosa fai: se non sai comunicarlo, nessuno se ne accorgerà.
Imparare a raccontarti (attraverso parole, immagini, video, podcast) non è solo marketing.
È un’abilità fondamentale per costruire progetti, attrarre opportunità, trasmettere valore.
Non devi diventare un influencer. Ma devi saper comunicare bene, in qualsiasi contesto (reale o digitale).

Esempio: Anche un freelance che scrive una bio efficace su LinkedIn sta facendo comunicazione digitale consapevole.

Capacità di apprendere (meta-learning)

Il mondo cambia in fretta. Le competenze che oggi valgono, tra cinque anni potrebbero non servire più.
Per questo la skill più importante in assoluto è: saper imparare velocemente.
Sapere dove cercare, come assorbire, come applicare.
E soprattutto: rimanere curiosi.

Esempio: Se domani scegli di imparare a usare un nuovo software o app perché migliora il tuo flusso di lavoro, stai allenando il meta-learning.

 

Rivoluziona la tua vita

I miei libri hanno già aiutato migliaia di persone, potrebbero fare lo stesso anche con te.

 

Studiare per lavorare o per crescere?

Una delle convinzioni più radicate — e più pericolose — è che si debba studiare solo per trovare lavoro.
Come se l’unica funzione dell’apprendimento fosse quella di inserirsi in un meccanismo produttivo.
Come se crescere come persona, evolversi, scoprire nuovi orizzonti… fosse un lusso da rimandare a “quando avrai tempo”.

Ma la verità è che oggi non puoi permetterti di non crescere.

In un mercato che cambia in continuazione, chi si ferma a ciò che ha imparato “per lavorare” rischia di diventare rapidamente obsoleto.
E chi studia solo per ottenere un risultato a breve termine (una laurea, un contratto, un titolo), spesso finisce per trovarsi vuoto, demotivato, disallineato con sé stesso (e con il mercato).

Studiare per lavorare non dovrebbe escludere studiare per evolvere.
Le due cose possono — e devono — coesistere.

Oggi hai la possibilità di:

  • seguire corsi online (da università internazionali o creator indipendenti) senza muoverti da casa

  • imparare competenze richieste sul mercato in pochi mesi (attraverso l’auto-formazione anche su social o blog), senza accumulare debiti

  • costruire un percorso formativo ibrido, su misura, combinando teoria e pratica, formazione e sperimentazione

La creator economy, il freelance digitale, le professioni emergenti sono tutte figlie di questo paradigma:
chi cresce, lavora. E chi lavora bene, non smette mai di crescere.
Daniel Schmachtenberger
, uno dei pensatori più interessanti del nostro tempo, parla della necessità di diventare “deep generalist”: persone capaci di padroneggiare più linguaggi, muoversi tra più ambiti, e costruire connessioni profonde tra saperi diversi.

Se oggi fossi costretto a scegliere tra studiare una cosa “utile” o una cosa “che mi accende”, sceglierei la seconda.
Perché la vera utilità, nel tempo, arriva solo da ciò che ti tiene vivo.
Purtroppo ci hanno insegnato il contrario: investire, senza gli strumenti adatti, in un titolo di studio o una professione, che ci vincolerà per anni, senza la comprensione dei i nostri valori, competenze, mercato e l’impatto delle nostre scelte.

Per questo ho scritto 12 Mesi per Cambiare Vita: per aiutarti a fare chiarezza prima di scegliere, e non dopo aver sbagliato strada.

 
 

La mia storia: come ho capito cosa dovevo studiare (e cosa no)

Un pattern ricorrente che ho scoperto nel tempo è che la vita reale non segue un piano di studi.
E spesso, il percorso più formativo è quello che non avevi previsto.

Per anni ho creduto che ci fosse un’unica via per realizzarmi: trovare un settore, specializzarmi, rientrare nei parametri.
Ma ogni volta che ci provavo, qualcosa dentro di me resisteva.
Non era paura. Era disallineamento (e sono sicuro l’hai provato anche tu).

Ho iniziato come musicista e produttore (mentre lavoravo in una azienda finanziaria), ma sentivo che quella forma, da sola, non bastava più a contenere tutto ciò che avevo da dire (e quei due ruoli - creativo più impiegato part time- non potevano coesistere).

Così ho smesso. Ho mollato tutto.
Sono partito. L’Asia è stata la mia università, fatta di persone, culture, strade.
Non ho seguito corsi accademici, ma ho studiato ogni giorno: dialoghi, incontri, lingue, competenze parallele.
E lì ho iniziato a unire i puntini: scrittura, fotografia, video, pensiero critico, spiritualità, creatività.

Nel tempo ho trasformato quelle competenze “non ufficiali” in un lavoro concreto.
Ho costruito progetti digitali, collaborato con aziende in tutto il mondo, pubblicato libri, insegnato a centinaia di creator come esprimersi con autenticità.

Ma tutto è partito da una scelta: non seguire più solo ciò che era “utile” o “scontato”.
Ma ciò a cui sentivo di appartenere: esperienze, viaggi, creatività.

È stato a Canggu, Baliin una tarda mattinata di pioggia intensa – che l’ho capito.
Basta accontentarsi. Basta ricercare l’approvazione altrui, quando sono io il primo a non riconoscere il valore di ciò che facevo (nella mia vita precedente in Italia).
Quel giorno ho trovato il coraggio di licenziarmi. Una semplice, fredda email.
Ho scelto di giocare all-in (cosa avevo da perdere, oltre alle lunghe mattinate imbottigliato nel traffico milanese per raggiungere l’ufficio?).

Questo non significa che anche tu debba mollare tutto e cambiare continente.
Significa solo che a volte studiare davvero… è lasciare andare l’idea che qualcun altro abbia già scritto il tuo piano.

 
 

Domande Frequenti su “Cosa Studiare”
(le risposte non le trovi nei test d’orientamento)

Quali sono le aree di studio con più futuro oggi?

Non è solo questione di settore, ma di approccio.
Oggi vincono le aree in cui puoi sviluppare competenze complementari e spendibili in ambienti diversi.
Le più interessanti combinano:

  • tecnologia e creatività (AI, content creation, interfacce uomo-macchina)

  • benessere e relazioni (coaching, psicologia applicata, educazione emozionale)

  • impatto ambientale e design (sostenibilità, smart cities, turismo rigenerativo)

  • economia fluida e freelance economy (digital marketing, community building, nuovi modelli di business)

Non è tanto cosa studi, ma come connetti ciò che studi con la tua esperienza di vita.

Quali sono le professioni più richieste nel futuro secondo gli esperti?

Il World Economic Forum e McKinsey concordano su un punto: i lavori del futuro non sono (solo) quelli iper-tecnici, ma quelli ibridi.
Alcuni esempi:

  • AI ethicist: figure che aiutano a sviluppare intelligenze artificiali inclusive e responsabili

  • Digital educator: professionisti che insegnano attraverso media, community e piattaforme (non solo a scuola)

  • Consulenti di transizione lavorativa: mentori e formatori per chi cambia carriera o competenze

  • Esperti in sostenibilità sistemica: non solo ambientalismo, ma governance, design e impatto sociale

Tutti ruoli in cui il sapere tecnico si unisce a capacità umane, narrative, strategiche.
E spesso… sono ruoli che oggi non hanno ancora un nome chiaro.

Come scegliere il percorso di studi più adatto alle mie passioni e al mercato?

Non partire da cosa "ti piace", ma da cosa ti muove: rabbia, ispirazione, senso di ingiustizia, curiosità.
Poi osserva cosa c’è nel mondo che ti permette di incanalare quell’energia in un saper fare.
Un esercizio utile:

  • fai una lista di 10 problemi che vorresti contribuire a risolvere

  • per ognuno, chiediti: “Chi sta già lavorando a questo?”

  • studia il loro percorso, i loro strumenti, le competenze che hanno

Le passioni cambiano. Ma i tuoi valori profondi tendono a restare. Costruisci da lì.

In che modo le competenze digitali influenzeranno i lavori del domani?

Non saranno un extra. Saranno la base.
Ma attenzione: non basta “saper usare Instagram” o fare un sito.
Le competenze che contano davvero sono:

  • comunicare valore in modo sintetico e visivo

  • costruire una narrazione credibile e continua (personal brand, media presence)

  • usare gli strumenti digitali per creare sistemi, non solo contenuti (automazioni, funnel, community, vendite)

In pratica: o impari a costruire qualcosa di tuo (anche piccolo), o sarai sempre al servizio di chi lo sa fare.

Perché è importante sviluppare capacità di adattamento durante gli studi?

Perché ogni investimento di oggi rischia di diventare obsoleto nei prossimi 3 anni.
Allenarti ad adattarti significa:

  • imparare a imparare

  • tollerare il non sapere

  • mantenere flessibile la tua identità professionale

Chi riesce a cambiare contesto senza perdere senso di sé, oggi ha più chance di creare una carriera evolutiva, non solo una carriera lineare.
E l’adattamento non si studia: si attraversa. Esperienze, fallimenti, reinvenzioni. Non c’è altro modo.

Quali corsi online o formazione posso seguire per prepararmi alle nuove professioni?

Evita la bulimia formativa. Focalizzati su percorsi:

  • pratici, orientati all’azione (project-based > teoria)

  • guidati da chi ha esperienza sul campo, non solo titoli

  • verticali ma con una visione ampia, capaci di parlarti anche del contesto, non solo del tool

Coursera, Skillshare, Domestika e Masterclass offrono contenuti basici (ma possono essere ok per iniziare).
Ma ricorda: il corso giusto arriva quando hai una domanda vera.
Quando sei in dubbio, parti da un problema concreto che vuoi risolvere.

E se scoprissi che la mia strada è la creatività?

Allora smetti di pensarla come un piano B.
La creatività non è una deviazione romantica, ma una competenza strategica.
Oggi serve per:

  • differenziarti in qualsiasi settore

  • risolvere problemi in modo originale

  • costruire progetti, contenuti o brand che abbiano impatto reale

Non devi diventare un artista. Ma pensare e agire come un creator, sì.
La creatività è la capacità di trovare connessioni dove gli altri vedono caos.
E può diventare un lavoro sostenibile, se le dai struttura, visione e metodo.

👉🏻 Dai un’occhiata a Creator Masteryil mio corso completo per trasformare visione e talento in una carriera consapevole e concreta.

 

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