Vivere all’Estero: Guida Pratica per Farlo Davvero (anche se non sai da dove cominciare)

Vivere all’estero è un pensiero che ti torna in testa da tempo.
Magari dopo una vacanza che ti ha cambiato qualcosa dentro. Magari ogni volta che ti trovi a sbuffare per l’ennesima ingiustizia sul lavoro, o per quel senso di “blocco” che a volte in Italia sembra quasi strutturale.

Ma da lì a partire… è tutta un’altra storia.

Ecco il problema: nessuno ti spiega davvero come fare. Molti ti dicono “segui il cuore”, altri “segui i soldi”. E tu? Tu sei nel mezzo.
Con delle domande vere, concrete, magari scomode:

  • Dove si vive davvero meglio?

  • Quanto costa?

  • E il lavoro? La sanità? Gli affetti?

  • E se poi me ne pento?

Ci sei passato? Ci sono passato anch’io.

Mi chiamo Giuliano Di Paolo, sono un content creator, imprenditore creativo e nomade digitale da diversi anni.
Ho vissuto e lavorato in Italia, in Asia e altrove, costruendo una vita su misura che mi permette di essere libero — ma anche stabile, quando serve.

E in questo articolo voglio raccontarti proprio quello che avrei voluto leggere io prima di fare il primo passo.

Una guida pratica ma umana, lontana dai cliché del “mollo tutto e vado ai tropici”.
Che ti aiuti a capire sedove e come iniziare una nuova vita fuori dai confini — anche se non hai ancora tutte le risposte.

 
 

Perché sempre più persone scelgono di vivere all’estero (e cosa puoi imparare da loro)

Non è solo un trend da social.
Sempre più italiani — giovani, famiglie, single, pensionati — stanno davvero lasciando il Paese.
Non per cercare l’Eldorado, ma qualcosa di più semplice e profondo: un ritmo di vita diverso, più accessibile, meno frustrante.

Molti partono perché sono stanchi di sentirsi bloccati.
Altri lo fanno per curiosità, per amore, per un progetto di coppia o di vita.
Ma c’è un filo comune che li unisce: non vogliono più vivere in modalità “sopravvivenza”.

Non si tratta (solo) di soldi. Certo, in molti paesi puoi vivere bene con meno.

Ma la motivazione più forte che ho incontrato in chi parte è un’altra: la voglia di riprendersi il tempo, la testa, la libertà di scegliere.

Io stesso ho vissuto tutto questo.
Non sono partito per fuggire da qualcosa, ma per andare incontro a un modo diverso di vivere e lavorare.
E lungo la strada ho capito che non esiste un “paese perfetto”, ma esiste una versione di te che può stare meglio altrove.
Più leggero, più creativo, più vivo.

Chi sceglie di vivere all’estero oggi lo fa perché capisce che c’è un’altra possibilità.
E se stai leggendo queste righe, è probabile che tu lo senta anche tu.

Nel prossimo paragrafo iniziamo a capire da dove partire davvero, senza stress, senza salti nel buio.

 

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Come iniziare a vivere all’estero: mentalità, visione e primi passi reali

Il primo passo non è fare i conti.
Non è nemmeno scegliere il Paese giusto.
Il primo passo è smettere di pensare che vivere all’estero sia qualcosa per altri, non per te.

Serve una mentalità aperta, ma anche solida.
Devi essere disposto a uscire da alcuni automatismi — anche quelli comodi — e a costruire qualcosa di nuovo, un po’ alla volta.
Perché vivere fuori dall’Italia non è un film esotico: è vita vera, con le sue complessità, ma anche con margini di libertà enormi che qui, spesso, ci vengono negati.

Io ho iniziato così: non avevo tutto chiaro, ma avevo due cose molto precise in testa:

  1. Volevo lavorare con qualcosa che mi desse senso, e non solo uno stipendio;

  2. Volevo essere libero di scegliere dove vivere, senza sentirmi in colpa.

Non ho cambiato tutto in un giorno.
Ma ho iniziato a costruire le basi: ho imparato competenze digitali, mi sono posizionato online, ho smesso di aspettare “il momento perfetto”.

E qui ti dico la verità che in pochi ti dicono: non serve un piano perfetto, ma un piano che ti somiglia.

Nel prossimo paragrafo vediamo come scegliere la destinazione giusta per te — perché non esiste “il miglior paese in assoluto”, ma il miglior posto per la tua fase di vita attuale.

 
 

Dove vivere all’estero con pochi soldi (e dignità)

Se stai pensando “ok, ma quanto mi costa davvero?”, sappi che non sei solo.
È una delle domande più frequenti — e più giuste — da farsi.

La verità è che ci sono paesi in cui puoi vivere bene anche con 800–1.000 euro al mese, senza rinunciare a dignità, connessione internet decente, un tetto sopra la testa e un piatto caldo.
Non parlo di sopravvivenza, ma di una vita vera, fatta di equilibrio, scoperta e piccole routine sostenibili.

Ecco alcune opzioni che negli anni ho conosciuto da vicino o attraverso altri nomadi con cui ho condiviso strade, coworking e lunghe conversazioni notturne:

🇹🇭 Thailandia

Chiang Mai resta una delle città più accessibili e accoglienti al mondo per lavorare da remoto.
Alloggi economici (anche sotto i 300 €/mese), cibo straordinario per pochi euro, clima caldo tutto l’anno e una comunità internazionale molto attiva.
Se cerchi equilibrio, ispirazione e infrastrutture digitali affidabili, qui trovi tutto. Io la considero la mia base più stabile.

🇻🇳 Vietnam

Hanoi e Da Nang stanno diventando nuove capitali del nomadismo.
Wi-Fi eccellente, costo della vita bassissimo, street food leggendario.
La burocrazia può essere più lenta, ma una volta trovato il tuo ritmo, è uno dei paesi più sottovalutati per qualità/prezzo.

🇵🇹 Portogallo (zone meno turistiche)

Non è più economico come dieci anni fa, ma alcune città minori o zone dell’Alentejo sono ancora abbordabili, soprattutto per chi vuole restare in Europa.
Buona sanità, clima mite, vita all’aperto e una cultura che ha ancora spazi autentici — fuori dai circuiti di massa.

🇬🇪 Georgia

Tbilisi è una capitale vibrante, giovane e molto più economica delle principali città europee.
La natura è incredibile, i visti sono facili (fino a un anno per molti paesi) e la comunità di nomadi è in crescita.
È una meta per chi cerca ispirazione, ma anche tempo lento.

🇨🇴 Colombia (Medellín)

Clima primaverile tutto l’anno, costo della vita tra i più bassi del Sud America, una scena culturale e digitale in crescita costante.
Serve un minimo di adattamento e attenzione, ma Medellín è diventata negli ultimi anni un punto di riferimento per molti freelance e creativi da tutto il mondo.

🇵🇭 Filippine

Un arcipelago di bellezza selvaggia, ma anche una realtà in forte evoluzione.
La vita costa poco, soprattutto fuori da Manila. In città come Dumaguete, Iloilo o Siargao puoi trovare un ottimo equilibrio tra natura, connessione digitale (in netto miglioramento) e relazioni umane forti.
Qui il tempo si dilata, il ritmo cambia. Ho vissuto momenti intensi e profondi, e se riesci a sintonizzarti con l’energia del posto, può lasciarti molto più di quanto ti aspettavi.

🇪🇸 Canarie (Tenerife, Gran Canaria, Fuerteventura)

Pur essendo Europa, le Canarie offrono un clima subtropicale tutto l’anno, buone infrastrutture e un costo della vita più basso rispetto alla Spagna continentale.
In alcune zone puoi vivere con 1.000–1.300 euro al mese, lavorando da remoto con tutti i vantaggi di essere ancora nell’UE (sanità, burocrazia semplice, nessun visto).
Molti digital nomad hanno scelto le Canarie come base semi-permanente, e non è difficile capirne il motivo.

La cosa importante non è solo quanto costa, ma come ti fa sentire. Il tuo posto ideale non è solo quello che puoi permetterti, ma quello che ti permette di esprimerti senza comprimerti.

👉🏻 Se stai davvero pensando di fare il salto, dai un’occhiata a Digital Nomad Pro — il mio corso per chi vuole creare un’attività flessibile da remoto e costruirsi una libertà concreta, partendo dalle proprie competenze.

 

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Come prepararsi davvero: soldi, lavoro, documenti e mindset

Partire per vivere all’estero non richiede perfezione, ma consapevolezza.
Serve avere le idee chiare su quattro elementi chiave: quanto ti serve per iniziare, come sostenerti economicamente, cosa devi mettere in regola, e che tipo di mentalità portarti dietro.

Soldi – Parti leggero, ma non impreparato

Non c’è una cifra universale, ma c’è una domanda semplice:
potresti permetterti 3–6 mesi di vita, senza ansia, nel paese in cui vuoi iniziare?
È una base di partenza.
Per molte destinazioni nel Sud-Est Asiatico bastano 3.000–5.000 euro per iniziare in sicurezza.
Per capitali europee o mete occidentali, potrebbe servire il doppio.
Calcola: volo A/R, alloggio, deposito cauzionale, assicurazione sanitaria, e almeno 1–2 mesi extra di cuscinetto.

Lavoro – Portati dietro qualcosa che ti porti avanti

Puoi avere tutti i soldi del mondo, ma senza un’attività sostenibile — o la prospettiva di crearla — l’esperienza non regge.
Serve un lavoro che ti segua ovunque.
Che sia freelance, content creation, insegnamento online, consulenza, scrittura, progettazione: ciò che conta è che sia tuo, e che possa funzionare senza dipendere da una sede fissa.

Io ho costruito il mio sistema così: un business creativo, snello, e adatto al mio stile di vita.
E no, non servono “seguaci” o viralità. Serve strategia.

Se stai iniziando a costruirlo, qui trovi una guida concreta: Digital Nomad Pro

Documenti – La parte noiosa che ti salva la vita

È la parte meno affascinante, ma fondamentale.
Ogni paese ha le sue regole. Alcuni, come la Thailandia o la Georgia, sono più permissivi per soggiorni lunghi.
Altri richiedono visti specifici, polizze sanitarie, oppure dimostrazione di fondi.
Se pensi di trasferirti a lungo termine, considera anche l’iscrizione all’AIRE per regolarizzare la tua posizione fiscale e residenziale.

Mentalità – Il vero bagaglio con cui parti (e con cui torni)

Tutto il resto non basta se ti manca l’equilibrio interno.
Vivere all’estero richiede adattamento, pazienza e flessibilità.
Dovrai imparare a lasciar andare il controllo, abituarti a ritmi diversi, comunicare con persone che vivono in mondi culturali lontani dal tuo.
E scoprirai che, proprio lì, può nascere una versione nuova — e più libera — di te stesso.

Ricordo ancora una sera a Iloilo, nelle Filippine.
Ero finito in una casa (all’interno di un barangay - quartiere - piuttosto povero), ospite di amici di amici.
Mangiavamo riso e pesce seduti per terra, con bambini che correvano attorno e musica di sottofondo. Niente comfort, niente certezze, ma una strana sensazione: ero esattamente dove dovevo essere.

Non era il viaggio. Era la disposizione. Era il fatto che avevo lasciato abbastanza spazio dentro di me perché qualcosa di nuovo potesse entrare.
E quella, da allora, è diventata la mia idea di libertà.

 

Domande Frequenti sul vivere all’estero (FAQ)

In quale paese estero si vive meglio?

Non esiste una risposta assoluta. Ma se consideriamo qualità dei servizi, sicurezza, burocrazia snella e opportunità lavorative, paesi come la Svizzera, il Portogallo, la Danimarca, l’Australia e la Thailandia sono spesso in cima alle classifiche.
Quello che conta davvero, però, è trovare un equilibrio tra qualità della vita e ciò che per te ha valore.

Quale paese ti paga per vivere?

Alcuni paesi offrono incentivi a stranieri per ripopolare aree rurali o investire in zone poco sviluppate. Esempi recenti: l’Albania, alcune isole della Grecia, il Giappone e il Portogallo.
Si tratta però di programmi specifici, spesso legati a vincoli di residenza o imprenditoria locale. Non sono “stipendi”, ma opportunità da valutare con attenzione.

Dove vanno gli italiani a vivere all’estero?

Germania, Svizzera, Regno Unito e Spagna sono le mete più comuni.
Ma tra i nomadi digitali italiani, le scelte si allargano: Thailandia, Portogallo, Bali, Georgia, Messico e Filippine stanno crescendo come nuove “basi operative” per chi lavora da remoto.

Quali sono i lavori più richiesti all’estero?

Dipende dalla destinazione, ma in generale, le figure più ricercate o adatte a una vita internazionale includono:

  • Competenze digitali: sviluppo web, digital marketing, IT, cybersecurity.

  • Professioni sanitarie e tecniche: infermieri, fisioterapisti, tecnici specializzati, ingegneri.

  • Insegnamento di lingue: l’inglese è il più richiesto, ma anche l’italiano trova spazio in contesti accademici o culturali.

  • Lavori da remoto basati su competenze creative o strategiche: content creator, grafici, copywriter, consulenti, coach, project manager.

Chi si costruisce un business digitale o una carriera freelance è spesso più libero di scegliere dove vivere, senza dipendere da vincoli geografici o contratti a tempo indeterminato.

A chi rivolgersi per andare a vivere all’estero?

Per una prima informazione: ambasciate, siti ufficiali governativi del paese scelto, gruppi Facebook locali e reti di expat.
Se vuoi una guida strutturata per creare una tua attività da remoto, puoi partire da risorse come Digital Nomad Pro, pensata proprio per chi vuole costruire una libertà professionale prima ancora di partire.

Come fare per andare a vivere all’estero?

La base è semplice: visione chiara, lavoro che ti segua, documenti in regola, budget di partenza.
Poi arrivano le sfide vere: adattamento, connessioni, gestione del tempo e della solitudine.
Inizia con un viaggio esplorativo, poi costruisci un sistema sostenibile prima di fare il grande salto.

Quanti soldi servono per andare a vivere all’estero?

Dipende dalla meta e dal tuo stile di vita.
Per esperienze nel Sud-Est Asiatico, con 4.000–5.000 euro puoi iniziare con serenità.
Per l’Europa occidentale, può servire anche il doppio.
Conta più la sostenibilità nel tempo che il budget iniziale.

Vivere all’estero può causare depressione?

Può succedere, soprattutto se si parte con aspettative sbagliate, o senza costruire relazioni reali.
Il cambiamento può amplificare solitudini o disagi già presenti.
Ma allo stesso tempo, vivere all’estero può anche guarirti da stanchezze invisibili. Serve consapevolezza, comunità, e una buona dose di adattabilità.

Come trasferirsi all’estero da pensionato?

Molti paesi offrono programmi dedicati ai pensionati: Portogallo, Spagna, Thailandia, Panama e Filippine sono tra i più accessibili.
L’importante è verificare le condizioni fiscali, i requisiti di reddito e l’assistenza sanitaria.
Con una pensione stabile e una buona pianificazione, è un’opzione reale e percorribile.

Come trasferirsi all’estero da soli?

Partire da soli richiede più energia emotiva, ma offre anche più libertà.
Fondamentale: crearsi una rete, anche piccola. Esistono community, coliving, gruppi locali.
Essere soli non significa essere isolati, soprattutto oggi. Basta non chiudersi.

 

Cosa nessuno ti dice su vivere all’estero (e che può cambiarti tutto)

Vivere all’estero non è la versione patinata della tua vita in Italia con il filtro palme e tramonto.
È una scelta che ti cambia, anche quando non te ne accorgi.

E no, non è sempre più facile.
In alcuni casi è più complicato.
Ma proprio per questo è più tuo.

Quello che spesso non ti dicono — o che non si racconta nei vlog di viaggio — è che:

  • Ti sentirai solo, ogni tanto.
    Anche nelle città più vive del mondo, ci saranno momenti in cui ti sembrerà di non avere riferimenti. Ma è proprio lì che impari a costruire un centro dentro di te.

  • Dovrai rimettere in discussione alcune sicurezze.
    Le abitudini cambiano. Le regole non scritte non valgono più. Ti ritroverai a ridefinire chi sei, fuori dai tuoi contesti abituali.

  • Le relazioni contano più del luogo.
    Non importa quanto sia bella una città, se non trovi persone con cui connetterti davvero. Ma spesso, proprio nei luoghi più lontani, si creano legami più intensi e autentici.

  • Potresti non voler più tornare, anche se non lo avevi previsto.
    Perché magari scopri che la tua identità non è legata a un passaporto, ma a come vivi le tue giornate. A come ti svegli la mattina. A come ti senti libero, presente, vivo.

Me ne sono accorto nel nord della Thailandia, quando ho iniziato a sentire quella strana calma nel corpo ogni mattina, senza traffico, senza scuse, senza attese.
E me ne sono accorto di nuovo nelle Filippine, quando un gruppo di bambini mi ha invitato a giocare a basket in mezzo alla strada di un quartiere poverissimo, ridendo senza aspettarsi nulla in cambio.
Lì ho capito che il mondo non è più grande per farti sentire piccolo. È più grande per farti sentire possibile.

Io non ho tutte le risposte.
Ma so che, da quando ho scelto di vivere così, ho smesso di chiedermi se fossi “nel posto giusto”.
E ho iniziato a costruire una vita che, ovunque mi trovi, somiglia davvero a me.

 

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